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TERZO 2OI7 p 14, 15, 16, 17, ec., ed. Rom.). Il duca di Mantova Federigo Gonzaga, a cui pervenne la fama del molto saper del Lampridio, volle averlo in Mantova per maestro del giovane principe Francesco suo figlio, e per mezzo di D. Gregorio Cortese monaco benedettino, poi cardinale, l’ottenne al principio dell’an 1536: Non tacerò, scrive lo stesso Cortese al Cardinal Contarini agli 8 di marzo del detto anno (Cortes. Op. t. 1, p. 104, ec.), come i giorni passati essendo in Mantova fui pregato da quell' Illustrissimo Signor di fare che M. Lampridio andasse a stare con lui ad effetto, che il suo unico figliuolo avesse la creanza sotto esso, ed anco desiderando il prefato Signore avere una compagnia, con la quale alle volte potesse esercitarsi in ragionamenti virtuosi; e così conclusa la cosa M. Lampridio se n è andato con provvisione di trecento ducati, e le stanze, e le spese per tre bocche, e spero debbia essere il liti iità e a quel Signore, e anche a tutto quel Stato. Il che ho scritto a V. S. Illustrissima e Reverendissima, perchè sò, che lo Illustrissimo e Reverendissimo Cardinale di Mantova altre volte cercò di averlo a suoi servigi; perchè esso conclude, che la servitù sua fosse destinata a quella Illustrissima Casa, e persuade si ' al presente essere a'1 servizi dell uno e l’altro Principe. Di questo passaggio del Lampridio da Padova alla corte di Mantova parlano ancora nella lor Lettere Bartolommeo Ricci (Op. t. 2, p. 560) e Cosimo Gheri, (Epist. cl. Virar., I cnct. i568, p. 56), il qual dice che Padova perdeva in lui un grande ornamento. Benché in