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TERZO 3l(>7 mandato nel 1599 a Modena a tenere a battesimo in nome della duchessa un figlio nato a questi principi, e ne diè avviso ei medesimo con sua lettera al duca di Guastalla. Nel 1602 , con approvazione del duca d’Urbino, passò al servigio del duca di Savoia, di che diede parte egli stesso al medesimo D. Ferrante, chiedendogli qualche soccorso, e singolarmente la liberazione di un pegno che lasciato avea in Guastalla. Egli era ancora in Torino nel 1608, come raccogliesi da una lettera da Aquilino Coppini scritta in quell’anno (Coppin. Epist. p. 72). Da un’altra lettera dello stesso Coppini , scritta nel febbraio dell’anno seguente (ib. p. 81), si trae che il povero Ingegneri fu ivi un’altra volta prigione, non sappiamo per qual motivo, e che poscia ne uscì: Angelus Ingegnerius ad me scripsit, se tandem e custodia Jais se emissum, spemque habere fore. ut Ducis benignitate sublevetur, et proventu aliquo certo perpetuoque pro tor incommodis perlatis augeatur. Utinam quiescat ali quando longaevus ille senex, quem anceps fortuna ne dum peritia Romanae Aulae tota Italia celebrem fecit. Io non so quanto ancor f Ingegneri sopravvivesse, nè ove finisse i suoi giorni. Par ch’egli fosse ancor vivo nel 1613, quando si stamparono in Venezia alcune poesie da lui scritte in dialetto veneziano. Di lui abbiamo, oltre ciò, una tragedia intitolata Tomiri, un’opera in versi contro l’alchimia, intitolata ancora Palinodia dell’Argonautica, citata dal Quadrio (t. 6, p. 75), e l’opera per cui qui gli diam luogo , cioè il Discorso della Poesia