Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 4, Classici italiani, 1824, XIII.djvu/198

2l6 o libro l’ebraica , ma non pare che in quello studio continuasse (l. (6, lett. 25). Nel 1523 la peste il costrinse a partir da Roma e da Gennazzano, e recatosi a Sessa, si diede allo studio della matematica, e passato poscia a Napoli, ed eccitato dall’esempio de’ valorosi poeti, dei quali allora abbondava quella città, prese a esercitarsi nella poesia italiana (ivi, l. 2, lett. 1). Il desiderio di fuggir i rumori della guerra lo consigliò a ritirarsi nell’isola isola Ischia, e quindi a passare in Sicilia (ivi), ove il duca di Monleleone viceré di quell1 isola cortesemente lo accolse, il tenne in corte, e gli assegnò poi una pensione annua di 200 ducati (ivi, l. 6, lett. 48)• Col medesimo duca tornò poscia a Napoli, ed ivi presso di lui adoperossi a fare che in quella città fosse aperto un collegio de’ Gesuiti, come ci mostra una lettera a lui scritta dal loro fondatore S. Ignazio, che dal Tafuri riportasi intieramente. Avea egli raccolta una copiosa e scelta biblioteca, ma ebbe il dolore di vederla in gran parte dissipata e dispersa nel tumulto di Napoli del 1547 (Pizzamani, pref. alle Lett. del Min tur.). Le virtù di cui egli era adorno, e la stima acquistatasi col suo sapere, gli meritarono nel 1559 il vescovado d1 Uggento, c col carattere di vescovo intervenne al concilio di Trento. Fu poi trasferito nel 1565 alla chiesa di Cotrone, ed ivi morì nel i3r.\. Due opere scrisse egli intorno alla poesia, una in latino, divisa in sei libri, intitolata De Poetica, l’altra in lingua italiana, intitolala IJ Arte poetica, divisa in quattro libri , e dedicata all’Accademia Laria di Como;