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TERZO 2i43 Benzi, dal conte Mazzucchelli non avvertite, ci pruovano che l’Eritreo si è in ciò ingannato. Sono esse scritte a Pietro Vettori , e nella prima (Cl Viror. Epist, ad P. Victor, t. 2, p 48), segnata a’ 29 di novembre del 1569, ei Prende il nome di Plauto, che avea prima di rendersi gesuita; e il Vettori, rispondendogli a’ 4 di marzo dell1 anno seguente (benchè, secondo lo stil fiorentino, egli scriva 1569), lo dice ancor giovane: perge, juvenis optime, optima studia colere, et in cursu isto, in quo nunc es, summae laudis commendatione ingenii adipiscendae , toto animo versare (Victor. Epist. p. 161). Era adunque allora il Benzi ancor secolare, ed era ancor giovinotto; nè pare che il Vettori così avrebbegli scritto, scegli, nato nel 1542 , avesse allora contati ventisette anni. Nella seconda, scritta nel settembre del 1585, gli rammenta il Benzi la prima scrittagli disciassette anni innanzi; e gli racconta che avea cambiato stato rendendosi gesuita, e il nome di Plauto mutato avea in quel di Francesco (l. cit. p. 174)- A ciò aggiungasi un’altra lettera di Giusto Lipsio al Mureto, scritta da Roma nell’agosto del 1568, in cui parla del Benzi, che allora era discepolo del Mureto, come di giovinetto: Plautum tuum, vel jam potius nostrum, fero in oculis; eius cotidiana consuetudine et sermonibus magnam partem lenio desiderium absentiae tuae. Quem ego adolescentem non tantum ideo amo , quia amatur a te, etsi id quoque, sed multo magis, quod ea elegantia ingenii est, et, ut captus est hujus aetatis, etiam doctrina , ut amore ct