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ai36 libro in Verona con intenzione (T innalzargli un magnifico monumento, il che poi non fu eseguito. Ben ebbe l’onor di una statua, che nell’anno 1559) gli fu per or din del pubblico eretta, e che ancor si vede nella piazza più nobile di quella città. I)i molte opere del Fracastoro noi abbiam parlato, ove l’argomento il chiedeva. Qui direm dunque solamente delle poetiche, e primieramente della Sifilide, ossia de’ tre libri De Morbo gallico. Non vi ha poema, a mio credere, in cui si veggano sì ben combinate forza ed eleganza di stile, leggiadria d’immagini e profondità di dottrina; e ottimamente dice il celebre Guarino, che in esso la Fisica e la Poesia l estremo delle sue forze han consumate (Ragion, poetici, l. 1, p. 62, ed. ven.). Un altro poema, ma di argomento sacro, prese poi a scrivere il Fracastoro, cioè il Giuseppe. Ma l’età avanzata, che non gli permise di compierlo, aveagli già scemato quel fuoco, senza cui ogni poesia cade e languisce. Quindi, benchè esso ancora sia degno del suo autore, non può nondimeno stare a confronto colla Sifilide. Ne abbiam più altre poesie tutte eleganti e graziose, che si veggon raccolte nelle citate edizioni Cominiane, alle quali ancora si aggiungono alcune Rime del Fracastoro, poche di numero, ma tali che ben ci dimostrano che per la poesia italiana avea egli ugual talento che per la latina. Oltre i sì belli modelli di poesia, ce ne diede anche il Fracastoro alcuni precetti nel suo Dialogo della Poetica, a cui diè il nome del suo amico Andrea Navagero. Molte altre cose a questo grand’uomo appartenenti, e gli elogi de’ quali