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TERZO 3117 somasco , in una sua Dissertazione pubblicata sotto il nome di Giusto Visconti (ivi, t 9, p- 1, ec.), ha preteso di dimostrare che le orazioni del Vida fossero come libelli infamatorj, dannati pubblicamente al fuoco per man di carnefice, e ciò in presenza del vescovo stesso. Ma le ragioni e le pruove con cui l’Arisi ha rigettato cotal racconto (ivi, t. 22,p. 39 , ec), sono sì evidenti , cbe è inutile il disputarne più oltre. E che il Vida continuasse ad essere amato e stimato da don Ferrante, ne sono pruova più altre lettere che quegli gli scrisse da Cremona (ove egli nel 1551 si ritirò per le guerre che desolavano la sua diocesi) dal detto anno fino al 1557 , che fu f ultimo della vita di don Ferrante, le quali conservansi nel detto archivio. Da una di esse , de’ 6 di giugno del 1551 , si raccoglie che don Ferrante gli ordinò di presiedere al capitolo generale degli Umiliati, che tenevasi in Cremona, e di proccurarne in qualche modo la riforma. Un’altra , che si ha alle stampe (Lett de’ Princ. t 3), è una testimonianza del zelo di questo vescovo per la sua chiesa; perciocchè avendo egli udito che don Ferrante avea risoluto di andare contro Alba, e di mettere a fil di spada tutti que’ cittadini, egli caldamente il prega ad avere pietà del suo gregge; e la risposta che gli fa don Ferrante, ci mostra la stima e il rispetto eli1 egli avea pel Vida. Nel 1563 era ancora in Cremona (Vida, Op. t. 3, p. 136). Ma tornossene circa quel tempo ad Alba. E nella biblioteca Ambrosiana si ha una lettera da lui scritta di colà a S. Carlo a1 30 di novembre del i564> in