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TERZO 2107 Spondeat, ut veniant scintillae ardentis ab ore, Flagrantesque micent oculi, utque horrentia semper Bella sonet, puerique agitet se pectore Mavors, J.inique adeo nunc arma placent, jam fervidus acri Gaudet equo, indomitusque animi, cupidusque pericli. Ognun vede che questi versi descrivono un fanciullo di nove, o dieci anni almeno; e perciò essendo nato Federigo nel 1500, essi non possono essere stati scritti che verso il 1510, quando ’ il Vida, se era nato nel 1470, contava quarant’anni di età. Poteva egli dunque dire di aver composto quel poema essendo ancor giovinetto , e dirlo adolescentie suae lusum? Par certo dunque eli’ ei non nascesse che circa il 1490 Cremona ne fu la patria, e Gelelmo Vida e Leona Osascala ne furono i genitori, lodati da lui ne’ suoi versi (Poem. t. 2, p. 143 » ed. Comin.), e detti nobili sì, ma di tenui sostanze, e che ciò non ostante vollero che il figliuolo fosse nobilmente allevato e istruito nelle belle lettere e nelle scienze. Il Papadopoli, citando certi Dialoghi del Vida, diretti a Giammatteo Giberti, da niuno, io credo, giammai veduti, afferma (Hist. Gymn. patav. t. 2, p. 215) che narra egli stesso di avere studiato in Padova sotto Romolo Amaseo e sotto Bernardino Donato. Ma l’Amaseo, come altrove vedremo, non cominciò a leggere in Padova che nel 1520, e il Donato solo nel 1526 (Facciol. Fasti, pars 1, p. 57), cioè quando il Vida già da gran tempo avea passata l’età della scuola. Egli di sè dice soltanto che fu mandato a dotte città: Atque ideo doctas docilem misistis ad urbes , L. cit. p. »45.