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20Q2 LIBRO padre (I. A. Flamin. l. 5, ep. 12), col crescere degli anni rivolse ad argomenti più gravi il suo stile, e compensò la licenza di que’ giovanili componimenti colla traduzione accennata de’ 30 Salmi. Quindi il conte Niccolò d’Arco il loda, e il dice fortunato perchè non lasciavasi avvolgere nelle reti d’Amore: Felix Flaminius, quem nulla puella, nec ignis Est potis a sancto seposuisse thoro. L. 2, carm. 12. Oltre le opere, delle quali abbiamo già fatta menzione, ei pubblicò ancora in Venezia nel 1554 una breve Sposizione in prosa di tutti i Salmi. Molte lettere italiane ne sono sparse in diverse Raccolte, e in quella singolarmente fatta in Trivigi nel 1603, altre delle quali appartengono ad argomenti poetici, altre trattano di pietà e di religione, due ve ne ha intorno al modo d’istruir la gioventù nelle lettere; e tutte sono scritte con molta grazia, ma senza quella affettata eleganza che rende noiose a leggersi le lettere di alcuni scrittori di que’ tempi. Un Compendio ancora della Grammatica italiana pubblicò egli in Bologna fin dal 1521, ed essendo poscia uscite alla luce le Prose del Bembo, ei ridussele a metodo, ossia ad ordine alfabetico; la qual opera però non fu pubblicata che più anni dopo la morte del Flaminio, cioè nel 1569. Finalmente, oltre altre opere che o giaccionsi inedite (fra le quali il soprallodato monsignor Gradenigo ha pubblicato un frammento di quella intitolata Annotationum Sylvae), o son perite, delle quali si parla dagli autori della citata edizion