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TERZO *9^3 sciolti j per tacere delle versioni di alcuni libri particolari che da altri furono pubblicate. Niuno in questo secolo prese a fare una intera versione delle Tragedie di Sofocle e di Euripide; ma molte particolari tragedie ne furon tradotte in versi italiani da Lodovico Dolce, da Erasmo di Valvasone, da Giannandrea dell’Anguillara, da Orsatto Giustiniani, da Pietro Angeli da Barga, da Giovanni Balcianelli, da Giambattista Gelli, da Girolamo Giustiniani, e singolarmente da monsignor Cristoforo GuidicCioni lucchese, vescovo di Aiaccio in Corsica, e morto nel 1582, da cui si ebbero la Elettra di Sofocle, e I Baccanti, I Supplichevoli, l Andromaca e Le Troiane d'Euripide, le quali versioni però solo nel 1747 furono pubblicate. Molto maggiore fu la copia delle traduzioni de poeti latini. L'Eneide principalmente n ebbe moltissime. Oltre quella del Vasio, da noi rammentata altrove, e oltre quella del Caro, di cui si è a suo luogo parlato, dodici poeti si unirono a tradurne ciascheduno un libro, cioè Alessandro Sansedoni, il Cardinal Ippolito de’ Medici, Bernardino Borghesi, Lodovico Martelli, Tommaso Porcacchi, Alessandro Piccolomini, Giuseppe Betussi, Lionardo Ghini e Bernardo Minerbetti, Lodovico Domenichi, Bemardino*DanielIo e Paolo Mini. Questa e quella del Caro furono in versi sciolti. In ottava rima la traslatò prima il cavalier Aldobrando Ceretani sanese, che già alcuni libri aveane tradotti in versi sciolti, poscia Ercole Udine mantovano. Di questo scrittore io ho più lettere inedite a d Cesare e a don