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TERZO <921 rdizioni, e di altre poetiche composizioni del Ruzzante, veggasi il conte Mazzucchelli. Egli però non potè goder lungamente degli onori che al suo talento rendevansi; perciocchè in età di soli quaranta anni venne a morte in Padova a’ 17 di marzo del 1542, mentre disponevasi a recitar la Canace dello Speroni, come raccogliam! da una lettera del celebre Luigi Cornaro, che amava molto il Ruzzante, e che della morte di esso fu sì afflitto, ch’ essa, dice (Sper. Op. t. 5, p. 329), avrebbe ammazzato ancora me per lo estremo dolore, se essa potesse ammazzare un uomo ordinato prima che pervenghi alla etade di novanta anni. LXVI. Nelle tragedie e nelle commedie ebbero gl'italiani quasi a lor guida gli antichi poeti greci e latini, ed essi totalmente presero a formarsi sulle lor tracce, che parver più volte traduttori anzi che imitatori. Non così ne’ drammi pastorali, de’ quali ora passiamo a parlare (perciocchè riguardo alle tragicommedie, delle quali, prima che di essi, ragiona il Quadrio (p. 347), non ci si offre cosa in questo secolo che sia degna di special lode). Nulla di questo genere ci han tramandato gli antichi; e il Litierca, ossia il Dafni, di un certo Sositeo, ch è l’unica cosa di cui si trovi menzione, appena sappiam cosa fosse (ivi, p. 380, ec.). Furon dunque i primi gl’italiani a darne l’esempio; e qualche saggio se n’ era veduto fin dal secolo precedente, singolarmente nel Cefalo di Niccolò da Correggio. Ma nè allora nè poscia per molti anni si vide cosa a cui veramente si convenisse il nome di dramma pastorale. La