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ijflO LIBRO l’anno i5i8 legato in Francia, affine di unire in pace i principi cristiani, e di collegarli contro il Turco. Ei ne tornò sulla fine dell’an 1519.( Parid. Crassi, Diar. ap. Hoffman. Nova Collect Script, t. 1, p. 441)• Ma mentre sperava onori e vantaggi sempre maggiori, si vide da immatura morte troncate le più liete speranze. Il signor canonico Bandini par che adotti la voce da alcuni sparsa, che il Bibbiena, dimentico de beneficii dal pontefice ricevuti, e trasportato dall’ambizione di occuparne il trono, contro di lui congiurasse, e che Leone sdegnatone, il facesse segretamente avvelenare. Ma di questo sì grave delitto non sembra che si abbiano certe pruove. Il Giovio, che pur non è molto difficile nell’addottare cotai rumori, narra soltanto (in Elog.) che il Bibbiena aspirava al pontificato, quando Leone venisse presto a morire, e molto più che il re di Francia Francesco I gliel avea promesso; e che Leone di ciò sdegnossi sì altamente, che il Bibbiena, caduto poscia infermo, e veggendo che i più squisiti rimedii non gli giovavano, credette di esser stato avvelenato in una coppia d’uova al qual racconto è somigliante quel del Fornari (Spo~ siz. dell'Ariosto, par. 2, p. 308). Il Grassi nel suo Diario (l. c p. 456) narra che morto il Bibbiena a 9 di novembre del 1520, e apertone il cadavero, parve che le viscere fosser rose da qualche veleno. Ma ognun sa quanto facile fosse a quei’ tempi il formare tali sospetti. E a me sembra che se il pontefice lo avesse in tal modo tolto occultamente di vita, egli avrebbe vietato che non si aprisse il cadavero,