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TERZO I907 nostra lingua. Fra tutti però gli scrittori di commedie in verso, niuno havvi per avventura che si possa paragonare a Giammaria Cecchi fiorentino, di cui molte ne abbiamo, alcune.scritte in prosa, in cui avea egli cominciato a distenderle, altre in versi, in cui egli e tradusse alcune di quelle già scritte in prosa, e altre ne compose di nuovo, e non poche ancora ne son rimaste inedite (V. Quadrio, l. c p. 72). Io accenno quasi di volo alcune delle migliori commedie, e assai più altre ne passo sotto silenzio per amore di brevità, e per non ripetere inutilmente ciò che altri han detto. LX1II. Maggiore ancora fu il numero delle commedie composte in prosa; perciocchè nacque su ciò contesa tra gli eruditi italiani; e alcuni pretesero che essendo l'argomento della commedia un’azion privata e domestica, domestico ancora e famigliare esser ne dovea lo stile, e che perciò non le conveniva il verso. Altri al contrario affermavano che poesia essendo ancor la commedia, e non potendo esser poesia senza verso, le commedie stesse non potessero essere scritte che in verso. È inutile ch’ io entri a esaminare e a decidere una tal lite, la qual dipendendo dalla diversa maniera con cui si consideran gli oggetti, non sarà forse decisa mai. Ci basti dunque l’annoverare alcuni di quelli che nello scrivere commedie in prosa si esercitarono con maggior lode. Il Quadrio afferma (l. c. p. 80) che la prima vera commedia scritta in prosa fu la Calandra del Cardinal Bibbiena. Io penso che assai difficile sia il provarlo; perciocchè le prime commedie che