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1Q02 LIBRO a ravvivar la commedia, prendendo singolarmente a modello i due comici latini Plauto e Terenzio. Anzi già abbiamo osservato (t. 6, par. 2) che le prime commedie che il duca Er cole I fece con tanta pompa rappresentare in Ferrara, altro non furono comunemente che traduzioni di quelle de’ due suddetti scrittori. L’uso di recitarle or nell’originale latino, or recate in lingua italiana, durò ancor lungamente; e fin dopo la metà del secolo noi veggi amo che il cardin.il Ippolito d’Este il giovane fece da alcuni nobili giovani rappresentare il Formione di Terenzio, nella qual occasione compose il Mureto quel prologo che tuttora abbiamo tra le Poesie di questo scrittore. Più frequente nondimeno fu l'uso di comporre nuove commedie, altre in versi, altre in prosa, e di farle pubblicamente rappresentare. Grande è infatti il numero di tali componimenti che abbiamo alle stampe; ma conviene ancor confessare che al numero non corrisponde il valore. E a dir vero, le buone commedie furon in ogni età e presso ogni nazione assai più rare che le buone tragedie. Nè è difficile a intenderne la ragione. Nelle tragedie la gravità de’ personaggi che vi s’introducono, e la grandezza dell azione che si prende a soggetto, solleva per se stessa non poco l’ azione medesima, e giova ancora talvolta a coprirne alcuni difetti; come appunto un ricco e pomposo abito, di cui uno si adorna, nasconde spesse volte i difetti del corpo che ne è coperto. Ma la commedia, i cui personaggi sono comunemente plebei, o almeno privati, e l azione ancor suol essere domestica