Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/741

Tp.r.zo *8y3 in Rovigo visitarono sovente uno Scrittore de’ nostri tempi (ivi, p. 26). La regina Bona nominata poc’ anzi, avendole egli, oltre l accennata orazione, offerte alcune poesie, gli i’e’ dono di un bell’ anello d oro ricco di pietre preziose (ivi, p. 7). Ciò non ostante, ei fu sempre povero (ivi, p. 18), e parve che la fortuna gli fosse liberale di onori più che di beni. Benchè fosse cieco, non fu nondimeno insensibile all’amore, e le sue rime cel mostran compreso di non picciola fiamma, e alcune ancora delle azioni drammatiche da lui pubblicate non sono troppo oneste. Nel carnovale del 1585 recossi a Vicenza, ove nel teatro olimpico rappresentandosi l Edipo di Sofocle tradotto da Orsato Giustiniani, egli sostenne la parte del cieco Edipo. Abbiam le lettere ch’egli scrisse a Cammillo Cammilli a 22 di luglio del 1584 (Lett. p. 162), accettando l’invito fattogli. Ed egli grato agli onori ricevuti in tal occasione in Vicenza, dedicò a quell Accademia Olimpica le sue orazioni, e nella lettera ad essa diretta, Io, dice, con questa dedicatura paleso gli obblighi, che tengo, e rendo le grazie, che debbo a cotesta Accademia di tanti favori usatimi questo carnascial passato, Io chiamato dall’ Illustr. SS. VV. venni costì a sostenere in parte quella famosa Tragedia fatta recitar da voi con tanta magnificenza e. con sì splendido apparato su quel celebre theatro.... Allora quale spezie di cortesia, d’apparecchio, di conviti, di conversazioni, di feste, di musiche, di onori, e d' altri diporti singolari, qual maniera di spese per condurmi dalla mia patria insino a