Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/724

1876 LIBRO il trattennero alcuni giorni. Le continue liti forensi e frequenti morti de’ Suoi congiunti gli renderono spiacevole il soggiorno in patria, e abbandonolla perciò di nuovo, e sulla fine delTanno 1573 fece ritorno a Roma, ove visse cinque anni onorato non solo dagli eruditi, ma da’ principi ancora, fra’ quali Ottavio Farnese duca di Parma venuto a Roma, andò co’ suoi gentiluomini a visitar lo Speroni in sua casa, e tre ore con lui si trattenne. Nell’an 1578 tornò a Padova per occasione del matrimonio ch egli strinse di Lucietta da Porto sua nipote col cav. Alberto Cortese nipote della celebre Ersilia Cortese. Quasi tutti i principi d’ Italia cercarono allora a gara di averlo alle lor corti. Ma egli agli onori e allo strepito antipose il dolce riposo di una vita privata. Poco mancò che non gli venisse affrettata la morte dall’altrui malvagità; perciocchè di notte tempo assalito da’ ladri in casa, e legato nel suo letto, si vide spogliato di quanto denaro avea. Finalmente, giunto già all’ età di anni ottant’ otto compiti, senza infermità precedente, finì di vivere all’improvviso a’ 2 di giugno del 1588, onorato poscia di solennissime esequie e di durevoli monumenti, che ad eternare la memoria gli vennero innalzati. Ma veniamo all’accennata tragedia. LIV. Aveala egli, di mano in mano che l'andava scrivendo, letta nell’accademia degl’Infiammati di Padova; ed essa era stata ricevuta con sì gran plauso, che gli accademici stessi avean disegnato di rappresentarla solennemente) quando la morte di Angelo Beolco soprannomato