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TERZO I 87 I dovesser formarsi. si studiarono di rendersi lor somiglianti, come meglio potessero. E in ciò furon degni di lode. Ma non avvertirono che primieramente la diversità della lingua esige ancora talvolta diversità ne' pensieri, poichè tal cosa si potrà esprimere nobilmente in una lingua, che in un’altra sembrerà vile e inde* cente; c inoltre che la diversità delle nazioni e de' tempi richiede diversità di costumi, e che ciò che a’ tempi de’ Greci poteasi fare, senza che alcuno se ne offendesse, forse tra noi sveglierà collera, o riso. Il che più ancora doveasi avvertire dal Trissino, poichè avendo egli scelto un argomento di storia latina, non conveniva rivestirlo alla foggia de’ Greci. Dietro alla Sofonisba del Trissino venne la Rosmonda di Giovanni Rucellai, stampata la prima volta in Siena nel 1525, il quale innoltre scrisse l Oreste, che supera ancora la Rosmonda, benchè solo nel 1723 sia stata data alla luce. Di esse si può dare il giudizio medesimo che di quelle del Trissino 5 anzi il Rucellai più scrupolosa* mente ancora seguì le vestigia de Greci j perciocché, come la Rosmonda. è una imitazione dell’ Ecuba di Euripide, il che era già stato avvertito da Gregorio Giraldi (Dial 2 de Poet suor. temp., Op. p. 571), così l Oreste non è quasi altro che la traduzione dell’ Ifigenia in Tauri del medesimo scrittor greco. Il Negri, e sull autorità di lui il Quadrio, affermano (l. c. p. 66) che Braccio Martelli soleva narrare che il Trissino e il Rucellai aveano a gara composte le lor tragedie, e ch’egli in età giovanile gli avea veduti più volte salire in banco