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1854 LIBRO ho preso speranza, che N. S. Iddio voglia ait tanni, perchè io sono ancora in quel termine, che V. E. sa, e senza danari da finire il viaggio. Però supplico V. E., che voglia donarmi dieci scudi, e darmeli piuttosto per elemosina, acciocché io habbia non solo occasione di lodarla sempre, ma di pregare Iddio per la sua salute e per la prosperità, ec. Oggetto veramente compassionevole, e grande esempio delle vicende della fortuna! Vedere l’autore della Gerusalemme liberata chiedere in limosina dieci scudi! Non sappiamo s’ei gli ottenesse; ma certo altre volte avealo D. Ferrante sovvenuto pietosamente; e tra’Mandati di esso, esistenti tuttora nel mentovato archivio, trovansi nel mese di luglio dell’anno stesso donati al Tasso per ordine di S. E. venti ducatoni; e da una lettera di Curzio Ardizio al medesimo D. Ferrante, scritta da Napoli a’24 di luglio del 1582, ch è nello stesso archivio, raccogliesi che quel principe aveagli donati 150 scudi d’oro. Gli ultimi anni della sua vita passò questo infelice poeta or in Roma, ora in Napoli, trattine alcuni mesi del 1590, ch’ei fu in Firenze, invitato e onorevolmente accolto dal gran duca Ferdinando, senza però che tali onori potesser fissarne il troppo agitato ed incostante umore. Così le Lettere stampate, come le inedite da me poc’anzi accennate, ci mostrano in quanto lagrimevole stato egli fosse. Infermo di corpo, ma più ancor d’animo, pien di paure e di sospetti, onorato da molti, ma pur sempre povero e bisognoso, in niun luogo trovava riposo, nè sicurezza; tanto più degno di compassione, quanto