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TERZO l845 ultimi anni che questi visse, e che ne ha scritta sì diffusamente la Vita, da noi finor compendiata, ne parla assai a lungo; esamina le diverse ragioni a cui esse furono attribuite, e ciò non ostante ci lascia ancora all oscuro sul vero loro motivo. Il Muratori ha tentato egli pure di rischiare una sì intralciata quistione; e benchè avesse tra le mani l’archivio Estense, non ha potuti raccogliere lumi bastevoli a diffinirla (V. Op. del Tasso, ed. ven. t 10, p. 237, ec.). Ed io credo che appena sia possibile il riuscirvi. Ad accertarsi intorno alla vera origine delle disgrazie del Tasso, due sono principalmente i fonti a’ quali conviene ricorrere; gli storici contemporanei e ferraresi, e le opere del Tasso medesimo. Or quanto a’ primi,, ella è cosa strana a vedere come essi tengono su questo punto un profondo silenzio. In questa biblioteca Estense abbiam sette o otto scrittori inediti delle cose avvenute a quei’ tempi in Ferrara. Tutti gli ho io esaminati a tal fine, e non vi ho trovato pur nominato il Tasso, come s' egli non fosse mai stato in Ferrara. Di quei che si hanno alle stampe, non vi ha che il Faustini il quale ne ragioni, ma in modo che il suo racconto ci fa ridere invece d’istruirci; perciocchè egli vorrebbe che noi credessimo che il duca Alfonso II il fece richiudere per curarlo di una fistola che lo travagliava (Stor. ferr. l. 2, p. 99). Che se ci volgiamo alle opere del Tasso, noi il veggiamo sì confuso, sì incerto, sì in-, coerente a se stesso nelle sue espressioni, che quanto più c’inoltriamo leggendo, tanto maggiore fassi l oscurità e il dubbio; e di qua forse