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TERZO 1827 tra questi due poeti. Come nel poema romanzesco, così in due altri generi di poesia fu l’Ariosto il primo scrittore di cui a ragione potesse gloriarsi la poesia italiana, cioè nelle Satire, delle quali già abbiamo osservato che a lui si dee la lode di aver arricchita la lingua italiana, poichè quelle ch eransi avute in addietro, non erano che rozzi abbozzi, indegni di stare al confronto colle latine j e nelle commedie in versi, delle quali vedremo tra poco che fu parimente l’Ariosto il primo scrittore che potesse la nostra lingua mostrare con sicurezza di averne lode. Molte altre rime abbiamo dell’Ariosto, nelle quali pure si scorge quella inimitabile felicità e quella fecondissima immaginazione che distingue le opere di questo maraviglioso scrittore da quelle di ogni altro. Anche nella poesia latina egli esercitossi non senza lieto successo, benchè non sembri che per essa avesse egli sortito dalla natura quella sì felice disposizione che sortito avea per l italiana. De cinque canti, ch’egli aggiunse per continuazione del Furioso, ma che son di molto ad esso inferiori, di un dialogo in prosa italiana, intitolato l’Erbolato, di alcune Lettere italiane (*), di altre opere dall’Ariosto intraprese, ma o non finite, o non pubblicate, o perdute, non giova ch'io parli minutamente, potendosi consultare l esattissimo articolo del co. Mazzucchelli.

1.1 ' (*) Una lettera delfAriosto al Cardinal Giovanni de’ Medici che fu poi Leon X, scritta da Ferrara n" a5 di novembre del i5i 1, è stata pubblicata dal chiarissimo sig. canonico bandini (Coll. vcl. Monum p. 5G).