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TERZO l8oi ancora a gran pericolo della vita, e gli convenne fuggirsene cambiato abito, e andarsene qua e là ramingo per qualche tempo. Sembra che ei poscia non ripigliasse più l’abito una volta deposto; perciocchè veggiamo ch’egli si strinse in amicizia con Luigi Gonzaga da Castelgiuffredo, diverso dagli altri due Luigi già da noi nominati, avolo di S. Luigi Gonzaga, e marito allora di Ginevra Rangona, e con Cesare Fregoso, e con Costanza Rangona di lui moglie, sorella di Ginevra, e che con essi passò in Francia, e vi soggiornò più anni, anche dopo la morte di Cesare ucciso nel 1541. Il re Francesco I per ricompensa a’ servigi dal Fregoso rendutigli, tra gli altri beneficii alla famiglia di lui conceduti, nominò il Bandello nel settembre del 1550 al vescovado di Agen. Ei però non si prese molto pensiero del suo vescovado, e ne lasciò l’incarico a Giovanni Valerio vescovo di Grasse. Egli era ancor vivo nel i5(>i, ma non si sa precisamente fino a quando vivesse. Le Novelle del Bandello, i cui tre primi tomi furono stampati in Lucca nel 1554 > e f ultimo, dopo la morte di esso, nel 1573, e di cui si fecero poscia più altre edizioni, e diverse traduzioni in più lingue, sono scritte a imitazione di quelle del Boccaccio, e benchè lo stile ne sia comunemente colto, e la narrazione viva e piacevole, è forza confessar nondimeno ch’ ei ne ha ritratte le sozzure e le laidezze assai più che l’eleganza. In quel tempo in cui il furore de’ Protestanti prendeva principalmente di mira i vescovi e i claustrali, non poteva avvenir cosa ai disegni loro più acconcia Tiraboschi, Voi. XII. 41