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TERZO 1797 poema ei non potè dare l ultima mano, ed essendo egli morto verso il 1596, esso rimase in man degli eredi. Alcune stanze, che formano parte del primo canto, erano già state stampate in Venezia nel 1560, e per errore attribuite al cardinal Pucci. Si conobbe dappoi, ch’esse erano del Tansillo, a cui furono restituite, e quindi si pensò a fare una compita edizione di questo poema. Ma l originale n era sì malconcio e mancante, che altri vi dovettero porre le mani, e perciò uscì alla luce nel i(jo(5 ritoccato, o, a dir meglio, guasto dall'altrui penna. Di che e delle diverse edizioni che poi se ne fecero, si ragiona a lungo nel sopraccitato Giornale. Esso è diviso in xv canti; e comunque si scorga che non è cosa finita, molti tratti però abbastanza ci scuoprono il valor del poeta, e ci fanno soffrire con dispiacere ch ei non potesse dargli l’ ultima mano. Abbiamo ancora sonetti, canzoni, capitoli ed altre poesie del Tansillo, delle quali la più copiosa edizione è la veneta del 1738. Due altri eleganti poemetti ne sono stati pubblicati non ha molti anni, cioè la Balia in Vercelli nel 1767, e il Podere in Torino nell’ an 1769. Una lettera original del Tansillo a D. Ferrante Gonzaga signor di Guastalla, scritta da Napoli a’ 15 di novembre del 1556, conservasi nel segreto archivio di Guastalla. Alcuni, e lo Stigliani principalmente, hanno innalzato il Tansillo fin sopra il Petrarca; lode esagerata di troppo, e riprovata da tutti coloro che hanno qualche discernimento. Non può negarsi però al Tansillo la gloria di essere uno de’ più eleganti e