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177° libro a’ 6 di giugno del i553. Un vivo e penetrante ingegno, un’insaziabile avidità di studiare, per cui frammetteva al cibo stesso lo studio, e per ripigliarlo interrompeva alla metà della notte il sonno, e la scorta per ultimo di valorosi maestri ch’egli ebbe prima in patria, poscia nell’università di Padova, a cui fu inviato nel 15,j3> lo condussero a fare in ogni genere di letteratura rapidi e maravigliosi progressi. Nelle matematiche ebbe a suo maestro il celebre Commandino, nella lingua greca Manuello Margunio, da cui fu sì bene istruito, che in età giovanile potè tradurre in versi italiani i Fenomeni d’Arato, e in lingua latina più altri scrittori greci. A questa lingua ei ne accoppiò molte altre, perciocchè oltre la francese e la tedesca, egli studiò poscia ancora l’ebraica, la caldaica, l’arabica, la persiana, l’etrusca, l’antica provenzale, e più altre 3 laiche nell’ iscrizion sepolcrale si afferma che dodici furon le lingue da lui possedute. Il cafcAlazzucclielli crede che sedici e non dodici solamente esse fossero 3 ma come altra autorità non ne reca che quella del Crescimbeni, non parmi che questa basti per tacciar di errore la mentovata iscrizione. La peste che nel i5"5 afflisse Padova, costrinse il Baldi a tornare ad Urbino, ove per altri tre anni continuò ad avanzarsi felicemente negl intrapresi suoi studi. Il suddetto D. Ferrante, a cui pochi principi ebbe quel secolo uguali nella protezione de’ dotti, poichè ebbe notizia del Baldi, il volle al suo servigio; e due lettere da Bernardino Marliani a lui scritte in nome di D. Ferrante Marliani, Lett. p. 214)