Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/615

TERZO »767 rivoluzioni alle quali sul fin del secolo fu soggetto quel regno, e nelle avverse vicende de principi aragonesi, ei si mantenne loro costantemente fedele; e benchè il detto principe Federigo, dopo la morte di Ferdinando II succedutogli nel trono, non si mostrasse sì liberale col Sannazzaro, come sembrava doversi sperare, e sol gli assegnasse un’annua pensione di 600 ducati col dono della villa di Mergoglino più amena che utile, egli nondimeno, quando quell'infelice sovrano, perduto il regno, fu costretto nel 1501 a ritirarsi in Francia, volle seguirlo, e star sempre con lui; finchè morto Federigo, ei fece ritorno a Napoli, ed ivi poscia continuò a vivere fino al 1530, in cui ivi morì, e non già in Roma, come affermasi dal Boccalini (cent. 1, ragg. 27) che il dice morto di rabbia e in estremo bisogno. Egli è vero però, che negli ultimi anni accadde al Sannazzaro cosa che il conturbò gravemente, cioè la distruzione della deliziosa sua villa di Mergoglino fatta dal principe d’Oranges generale dell'armata cesarea; di che egli tanto si corrucciò, che raccontasi che avendo egli udita, mentre era vicino a morte, la nuova che quel principe era stato ucciso in battaglia, se ne rallegrò più che non conveniva, e protestossi di morir volentieri, poichè l Oranges aveva portata la pena de' suoi delitti. Di più altre circostanze della vita del Sannazzaro, dell’impegno ch’egli ebbe nel promuovere i buoni studi, dell amicizia di cui l’ onorarono i dotti uomini di quel secolo, delle pruove ch’ ei diede della sincera sua religione nell' innalzare chiese