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TERZO 1757 . _ / è p. 94.1, ec.), e del secondo ha scritto ancora con tal diligenza, e ancor più ampiamente, quasi al tempo medesimo il signor Giangiuseppe Liruti (Scritt. del Friuli, t. 2,p. 76, ec.), che non possiamo sperare di aggiugnere cosa alcuna alle loro ricerche, e perciò di ameni lue diremo assai brevemente. Francesco Berni da Bibbiena, ma nato in Campovecchio sulla fine del secolo xv, visse i primi diciannove anni in Firenze in assai povero stato, indi passò a Roma a’ servigi del Cardinal Bernardo da Bibbiena, e, morto esso, di Angiolo di lui nipote, amendue suoi parenti, e per ultimo del datario Giberti, presso cui visse sette anni. Il suo genio insofferente di ogni legame, l amor del piacere e la facilità a dir male d’ognuno, non gli permise di ritrar quel vantaggio da’ suoi servigi, che l indole de’ suoi padroni e il suo talento medesimo gli promettevano. In Roma però ei fu carissimo a tutti coloro a’ quali piacevan le belle arti e le lettere, e fu uno de’ più illustri accademici della celebre accademia de’ V ignaiuoli, ove colla vivacità e colla grazia del poetare ottenne plauso grandissimo. Annoiato per ultimo dalla corte, ritirossi a Firenze, ove tranquillamente si visse godendo di un canonicato in quella cattedrale già conferitogli, e della protezione del Cardinal Ippolito de Medici e del duca Alessandro. Questa però si vuole che gli riuscisse poscia fatale e che nata gelosia e discordia tra que’ due principi, il Berni richiesto da un di essi a cercar col veleno la morte dell altro, e ricusando egli di farsi autore di tal delitto, fosse ucciso egli