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TERZO l685 e di Maddaluzza Trona sorelle, e in due altri in lode di Lucrezia Bianca (Veniero, Rime, p. 35, 88, 89, ed. Berg. l’jSi). Ei fu anche il primo a cercare quei’ troppo affettati riscontri che sembrano incatenare il genio di un poeta, e ne rendono stentate e difficili le poesie, come in quel sonetto: Non punse, arse, o legò, stral, fiamma, laccio. Ivi, p. 13. Quello per la morte del Cardinal Bembo, che comincia: Per la morte del Bembo un s'i gran pianto, Ivi, p. 21. a parlare sinceramente, parmi anzi di un Achillini, o di altro di que’ giganteschi poeti vissuti nel secolo scorso, che di un felice imitator del Petrarca, come in più altre rime si mostra il Veniero, le cui poesie sarebber migliori, se non avesse sovente voluto far in esse pompa d ingegno acuto e vivace. A quei patrizii veneti, chesi distinsero nel poetar volgarmente, più altri possiamo aggiugnerne che ne imitarono felicemente gli esempii, e primieramente un fratello e due nipoti del Veniero. Lorenzo fratel di Domenico ebbe la sventura di farsi discepolo e imitatore dell’ Aretino j e due osceni poemetti, de’ quali parlano il co. Mazzuecbelli (f ~ita deir Arct. p. 236, ec.), e Apostolo Zeno (Lettere, t. 2, p. 295, ec.), furono il frutto dell'amicizia che con lui avea stretta. Maffeo e Luigi figliuoli di Lorenzo, c nipoti di Domenico, il primo dei quali fu arcivescovo di