Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 3, Classici italiani, 1824, XII.djvu/496

l648 LIBRO scrii tori ili salire, eli egloghe, di rime giocose, e di altri particolari generi di poesie. Succederanno a questi gli scrittori de’ minori poemi, e poscia de’ romanzeschi e degli epici, e riserberemo l'ultimo luogo agli scrittori di poesie teatrali; e in un sì vasto argomento ci sforzeremo di contenerci in maniera che nè una soverchia lunghezza ci possa essere rimproverata, nè una superficial brevità. II. Uno de primi a cui convenga la lode di aver ricondotta all’ antica sua eleganza la toscana poesia, è Pietro Bembo, di cui già detto abbiam tra gli storici (a). Negli anni suoi giovanili, mentre gli altri poeti seguivano per lo più il poco felice sentiero aperto negli anni addietro, e verseggiavano assai rozzamente, ardì quasi solo di ritornare sulle vie del Petrarca, cui egli prese non solo a imitare, ma a ricopiare ancora in se stesso. Ma ciò che gli avvenne nelle sue opere scritte in latino, nelle quali una troppo studiata imitazione di Tullio il fece cadere in una affettata eleganza, gli avvenne ancor nelle rime, nelle quali, mentre si sforza di rinnovare lo stil petrarchesco, mostra non rare volte di seguir l’arte più che la (a) Pare ni sig. Landi (l. 4» P• "»02) che quella Inde ch’io qui do al Bembo, come ad uno de" primi che ahhiano ricondotta all"antica eleganza la toscana poesia, non ben s" accordi con ciò ch’io ho detto altrove del Poliziano, a cui pure ho attribuita una somigliante lode. Ma se egli avesse riflettuto thè il Bembo nacque solo sedici anni dopo il Poliziano, avrebbe conosciuto che si può con ragione «lire «li ciascheduno di loro, che tu uno ile primi ristoratori dell italiana poi sia.