Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VII, parte 2, Classici italiani, 1824, XI.djvu/556

1156 unno ammesso, nvealo rigettato (Facciol. Fasti, pars 3, p. 156). Nel 1554 * avendo egli frattanto avuto l onor della laurea, fu promosso alla prima cattedra ordinaria delle medesime Istituzioni (ib. p. 149) > e d,ie anni appresso alla seconda ordinaria del Diritto civile (ib. p. 141)> cui tenne fino al 1570, collo stipendio negli ultimi anni di 650 fiorini. Era il Panciroli non solo nella giurisprudenza, ma anche nella’ antichità e nell’ erudizione uomo assai dotto, e molto perciò stimato da Paolo Manuzio, il quale scrivendo nel 1566 a Ottavio San Marco, ch’ era passato a Padova, Patavium te contulisti gli dice (l. 7, ep. 16), quam urbem! Athenas alte ras, ubi cura praestantes viri multi magna ri mi doctrinarum scientiam profiteantur, unum tamen in primis, quem ego seni per plurimi feci, Pancirolum tibi audiendum colendumque delegisti. Cujus consilii, mi hi crede, majorem in dies fructum voluptatemque capies. Nel tempo però del suo soggiorno in Padova faceva il Panciroli alcune scorse alla sua patria, e ne abbiamo in pruova una lettera a lui scritta nel 1563 da Paolo Sacrati, in cui lo ringrazia, perchè abbia cortesemente accolto in Reggio Giambattista Spinelli, ch’ egli aveagli raccomandato (Sacrat. Epist. l. 1, p. 57). Quando nel 1569 morì in Torino il celebre Aimone Cravetta, quel duca Emanuele Filiberto desideroso di unire in quella sua università il più bel fiore de’ dotti italiani, ad essa chiamò nell’ an 1570 il Panciroli, che provò ivi gli effetti della magnanima liberalità di quel gran principe non meno che del duca Carlo Emanuele di lui figliuolo e