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SECONDO IOO7 alle loro università d Ingolstad e di Pisa 3 quella di Bologna giunse a proferirgli, secondo il Corte, fino a milleducento scudi annui; e la Repubblica di Venezia ancor più generosa gli offerse mille e cento zecchini d’annua provvisione, e altri dugento pel trasporto della sua famiglia. Ma egli preferì la sua patria a qualunque straniero benchè onorevole stabilimento e in ricompensa di questo suo attaccamento alla patria, n ebbe, contro l'ordinario costume d’allora, la lettura perpetua di politica e di morale in quelle scuole Canobiane. La Repubblica veneta però volle ch’ egli almen proponesse chi potesse occupar degnameli!e la cattedra a lui destinata ed egli diè a conoscere il saggio suo discernimento nel nominare ad essa il famoso Santorio, di cui dovremo parlare nella storia del secolo susseguente. Nella crudel peste che desolò Milano nel 1576, e in quella ancor più funesta del i(33o, ei prestò coraggiosamente la sua opera al servigio degl infermi. Per non distogliersi dal prediletto suo studio della medicina, ricusò l’onorevole impiego di storiografo regio, e accettò in vece quello a lui più confacente di protofisico generale dello stato di Milano. Fra le molte e continue occupazioni che a lui davano e la sua cattedra e il suo impiego e le frequenti visite de’ forestieri che a lui venivano per conoscerlo di presenza, e il continuo carteggio co’ più celebri letterati del suo tempo, in pruova di cui esisteva a tempi del Corte presso gli eredi del Settala un tomo di Lettere da lui scritte a molti di essi, ei trovò tempo di scrivere molte opere di diversi