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SECONDO £f)t) Ricorda egli stesso, quanto si compiacesse l' Egnazio de progressi ch' egli facea negli studii, e come, mostrandolo a dito a patrizii veneti che a lui ne andavano, prediceva loro che quel fanciullo sarebbe stato un dei’ più celebri nella letteratura (ib. p. 1, ec.). Poichè ebbe passati alcuni anni alla scuola dell' Egnazio, passò a Padova per avanzarsi vie maggiormente e nelle belle lettere e nelle scienze j c ivi egli era nel 1527, e benchè ancora assai giovane, cioè, come congettura Apostolo Zeno, in età di circa 17 anni (Note al Fontan. t. 2, p. 323), ebbe il coraggio di accignersi alla versione di alcuni scrittori greci (Epist p. 3, ec.). De suoi studii e de suoi maestri in quel tempo ragiona egli in una sua lettera a Gaspero Contarini poi cardinale, scritta nello stesso anno: Totos dies contero in ulraquc faculta'e et oratoria et disserendi tametsi Zimaram hominem Calabrum bene doctum sine lautitia sermonis et omni forma perpolita dicendi in philosophia de natura quotidie audio, in cujus ore saepissime Averhoes, perraro vero Aristoteles omnis Philosophiae facile princeps verum his corruptis moribus una est mihi modela vel cimi Lazaro Bonaniico, vel cum Leovico consuetudo (ib. p. 4). Ma in quell’ anno stesso avea già egli tradotto quasi interamente in latino il Comento del Filopono sulla Fisica d’Aristotele, ed erasi accinto a tradurre ancora le Orazioni di Demostene, cominciando dalle Olintiache. Mentre egli in tal modo coltivava tranquillamente i suoi studii, sulla fine dello stesso, anno 1527 si accese in Padova una fiora