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84o LIBRO Stordito, e non è perciò maraviglia ch’ei molto si dilettasse della poesia italiana, di che, oltre le accennate commedie, fan fede e la traduzione del xiii libro delle Metamorfosi d’Ovidio (ivi, p 285) e quella del libro vi dell’Eneide ivi, p. 280), e i cento Sonetti stampati in Roma nel 1.549 (Quadrio, t. 3, p. 63), oltre le rime che si leggono in diverse raccolte, e finalmente la traduzione della Poetica di Aristotele da lui illustrata con note, che pur si ha alle stampe. Frutto parimente, ma non troppo lodevole, de’ giovanili studii del Piccolomini fu La Rafaella, ossia Dialogo della creanza delle Donne, stampato la prima volta in Venezia nel 1539, operetta troppo libera e licenziosa, di cui poscia si pentì egli stesso, e del suo pentimento lasciò alla posterità una durevole testimonianza (Instituz. moral. l. 10, c. 9), alla quale se avessero posto mente alcuni scrittori protestanti, non avrebbero con maliziosa e sciocca calunnia attribuito quel libro al santo pontefice Pio V, o a Paolo V. Verso il 1540 passò a Padova, ed ivi tutto si diede a più gravii studii. Fu ascritto all’accademia degl’infiammati, e destinato a leggere in essa la filosofia morale ed egli, se le accrebbe gran lustro colle dotte sue opere, alquanto ancora gliene scemò col fare ad essa ascrivere lo sfacciato ed ignorante Aretino, per cui si vede che il Piccolomini, non so come acciecato, avea un’altissima stima. Essa ben si raccoglie da cinque lettere che Alessandro gli scrisse nell’an 1540 e nel 1541 (Lett. alFAret. t. 2, p. i.'p, ec.), in una delle quali gli espone il pensiero da lui