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72 LIBRO cardinale dal Mureto e da Ercole Cato, e si ve) drà fino dove egli spingesse la sua veramente regia magnificenza: Quis umquam, dice il Mureto, illo in tota ratione vive ridi splendidi or (* magnificenlior fuit? Quae in Gallia, quae in Italia, et quam sumptuosa aedificia extruxit? Quam multa ingeniose, et solerter e oc co gitati ab antiquis, sed postea per posteriorum ignaviam oblivione obruta, quasique sepulta revocavi t? Quam multos egregios artifices ad nova excogitanda propositis praemiis excitavit? Quis umquam Princeps, quis Principis alicnjus Legatns. quis denique ma gnu s clarusque vir apud eum diversatus est, quin sibi non a splendido Cardinali, sed a praepotenti aliquo Rege exceptus videretur? Quindi rammentate le copiose limosi ne di cui era co poveri liberale, soggiugne che non vi ebbe mai chi più ardentemente amasse gli uomini eruditi e dotti, niuno n ebbe maggior numero alla sua corte, niuno fu verso di essi più benefico e più liberale •, che udiva le lor dispute, mentre stavasi alla mensa, e che con essi impiegava per suo sollievo qualunque tempo gli rimanesse libero dalle più gravi sue cure. Lo stesso Mureto in una sua lettera ai Sacrati afferma (Muret. Epist. l. 1, ep. 23) che la corte del cardinale Ippolito era a guisa di un’accademia, tanti e sì eruditi eran quelli che la componevano; e che il cardinale, benchè egli non fosse uomo dottissimo, godeva nondimeno al sommo di conversare con essi, e di riportarne sempre qualche nuova cognizione. Ma il più bell elogio che questo scrittor medesimo ce ne ha lasciato, è nella dedica a