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«Sa LIBRO del medesimo Teocreno (post Gudii Epist. p. 142 &). E certo convien dire che questi godesse fama d’uomo dotto, s'ei fu scelto dal re Francesco a sì importante impiego. Bella è la lettera che in tal occasione gli scrisse il Cortese, con cui rallegrandosi di tanto onore, e rallegrandosi nulla meno e col re e colla real famiglia e con tutta la Francia, Quo nomine, gli dice egli fra l’altre cose, non tibi solum, aut patriae tuae, universae Italiae laudis famaeque incredibilem accessionem faciendam esse tibi persuadeas velim; nunc demum enim eruditionis Italicae splendor sic gentibus illis elucere incipiet, ut tandem credituris sint, fuisse nomines nostros tanta non innocentia solum et iute grifate, sed etiam doctrina et eruditione, ut hi populi beatissimi judicarentur, quibus partem aliquam tantae felicitatis voluissent impcrUri (l. cit. p. 143). Ma assai diverso è il carattere che ne Fa Piergiovanni Oliario in una sua lettera ad Erasmo, stampata tra quelle di questo secondo scrittore, ove lo dice pedagogo de’ figliuoli del re di Francia, uom pieno di boria e di jattanza, come soglion essere, dic egli gentilmente, tutti gfItaliani, senza erudizione, senza discernimento, e versato solo nelle lingue greca e latina e italiana (Epist. Erasm. t. 2, App. p. 4^9)- ® facile intendere per qual motivo l’Olivario ammiratore di Erasmo fosse si mal prevenuto contro il Teocreno. Questi avea parlato con qualche disprezzo di Erasmo, dicendolo, come per ingiuria, Olandese, e perciò ei dovea essere un uom da nulla presso chi avea Erasmo in concetto di un Dio.