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TERZO J309 le commedie, dice che quel cardinale avea più volte condotti gli Accademici di Pomponio Leto a far le loro rappresentazioni ora in Castel S. Angelo, or in mezzo del Foro, or in sua propria casa; che lo stesso pontef Innocenzo VIII vi era intervenuto; e che Roma sperava che dal card Riario dovesse finalmente ricever un nuovo e perfetto teatro. Non sembra però, che il desiderio di Roma fosse in ciò soddisfatto. Certo nel 1492 non era ancora in quella città uno stabil teatro. Perciocchè giunta la nuova della espugnazion di Granata fatta dal re Ferdinando il Cattolico, fra le molte feste che perciò celebraronsi in Roma, Carlo Verardi da Cesena arcidiacono nella sua patria, e cameriere e segretario de’ Brevi di Paolo II, di Sisto IV, d’Innocenzo VIII e di Alessandro VI, composta avendo una specie di rappresentazion drammatica su tale argomento, il card Riario, fatto prontamente formare un teatro in sua casa, ivi la fece rappresentare: Eam igitur, dice lo stesso Verardi nella dedicatoria della sua opera al card Raffaello, cum tu magnopere probasses, confestim temporario in tuis magnificentissimis aedibus excitato theatro recenseri agique curasti. Tanto autem patrum ac populi silentio et atlentione ex copta est, tantusque favor ac plausus subsecutus, ut jamdudum nihil aeque gratum ac jucundum auribus oculisque suis oblatum fuisse omnes faterentur. Quest opera, di cui si hanno più edizioni, è scritta in prosa latina, trattone l’argomento e il prologo che sono in versi jambici. Non ha divisione di atti, e si può anzi