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TERZO I 2I3 e mezzo, che venne alla luce l’anno seguente col titolo: Castigationes secundae, alle quali egli aggiunse le correzioni a Pomponio Mela, e la spiegazione delle voci più oscure di Plinio. Ei si vanta di aver corretti lino a cinquemila errori , che per negligenza de’ copisti eran corsi in quella grand’opera, trecento in quella di Mela, ed altrettanti in altri antichi scrittori. Già abbiam veduto che Niccolò Leoniceno impugnò in alcune cose l’opinione del Barbaro, il quale da altri ancora fu criticato, come uomo che troppo facilmente si abbandonasse alle sue congetture. Ma altri hanno più giustamente osservato eli’ è cosa di maraviglia, come in que’ tempi tanto ancor tenebrosi potesse il Barbaro gittar sì gran luce su quel grande scrittore. Egli è perciò altamente lodato , come osserva il Zeno, da Erasmo, e qualche lode ancor non gli nega il P. Arduino, il quale però ancora lo biasima, come troppo ardito nelle sue congetture; biasimo, dice il medesimo Zeno, che tutt’altri che il P. Arduino dovrebbe opporre al Barbaro, e molto più ch’egli stesso in moltissimi luoghi non si vergogna di seguirlo, e spesso senza pur nominarlo. E ciò basti del patriarca Barbaro, di cui e di altre opere inedite da lui composte io lascio che si veggano più ampie notizie presso i soprallodati scrittori.

XXII. Io non parlerò qui di Marco Lippomano dotto nella lingua ebraica, come già si è detto, e dotto ancor nella greca, come pruova il P. degli Agostini, che di lui e di qualche opuscolo da lui pubblicato ha scritto colla consueta sua esattezza (Scritt. venez. Li ,p. 487, ec.). Tiraboscui, Voi Vili. 36