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TERZO Il3,

XI. Ambrogio camaldolese fu l’altro de’ discepoli del Grisolora, che in questo studio ottennero non ordinaria fama. Dopo ciò che hanno scritto moltissimi autori, e singolarmente l’abate Mehus Vita Ambr. camald p. 3(ì4, ec.), gli Annalisti camaldolesi Ann. camald, t. 6, p. 210, ec), il P. D. Rudesindo Cateni camaldolese {Elogi degli ili. Tose. t. 2, elog. 16), il P. Ginanni Scritt. ravenn. t. 2, p. 44?)? e Apostolo Zeno Diss. voss. t. 1, p. '4) 3 è inutile ch’io ne dica qui lungamente. Portico, castello nella Romagna sotto l’Appennino, non molto lontano da Forlì, fu la patria di Ambrogio. Era questo castello soggetto una volta a Forlì, e ciò a memoria dei padri di Biondo Flavio, che di ciò ci assicura (Ital. illustr. reg. 6). Fu poi libero per qualche tempo, e compilò allora l’anno 1384 i suoi proprj Statuti, che or si conservano nell’archivio delle Riformagioni in Firenze, e in tale stato dovea essere quando vi nacque Ambrogio nel 1386. Passò finalmente sotto il dominio de’ Fiorentini , in cui anche al presente è compreso. I monumenti prodotti dal suddetto P. Cateni pruovano chiaramente ch’ei fu della illustre famiglia Trnversari, e che Belici venni di lui padre era de’ principali di quel castello , e non già uomo ignobile, come affermasi da Vespasiano fiorentino. Anzi ella è opinione di molti, non comprovata però, ch’io sappia, da autentici monumenti, ch’ei fosse di quella stessa famiglia che avea già signoreggiata Ravenna. In età di quattordici anni entrò nell’Ordine camaldolese nel monastero degli Angioli in Firenze Tira boschi, Voi. Vili. 34