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TERZO J 1 a5 ci fa de’ suoi tempi; e perciò il Muratori l’ha creduta degna di venire almeno in parte alla pubblica luce (Antiq. ital. t. 5). Il Platina, che verso la fine del secolo scrisse più ampiamente in latino la Storia della stessa città fino al 1464, attinse per sua sventura a questa fonte; e ne trasse le favole singolarmente intorno al mentovato Sordello, che altrove abbiam confutate. Poco egli ha de’ tempi più antichi, e ciò che ne dice, appena merita d’esser letto..Ma ne’ tempi a lui più vicini è scrittor saggio non men che elegante, benchè alcuni il taccino di soverchia parzialità pe’ Gonzaghi. Nè è a maravigliarne, poichè egli la dedicò al Cardinal Francesco Gonzaga suo gran protettore. Il Lambecio prima di ogni altro la diede alla luce in Vienna l’anno e ne illustrò il primo libro con ampie note. Ella è poi stata di nuovo pubblicata dal Muratori (Script. rer. ital. vol. 20, p. 611 , ec.). Ma dell’autore di essa abbiam già in questo tomo medesimo parlato a lungo. Ad essi dee aggiugnersi Paolo Attavanti, di cui diremo più a lungo nel parlar de’ sacri oratori. Egli ancora scrisse una Storia di Mantova e de’ Gonzaghi. Ma ella non è mai stata pubblicata. Qualche altro storico mantovano, che non ha mai veduta la luce, si accenna dal chiarissimo ab. Bettinelli (Delle Lettere e delle Arti mantov. p. 39). LXVII. Piacenza avea nello scorso secolo avuti due diligenti storici, Pietro da Ripalta e Giovanni de’ Mussi, dei quali a suo luogo abbiam ragionato. Due ne ebbe in questo secolo ancora, Antonio da Ripalta c Alberto di lui