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l»o6 LIBRO biasimamelo; e abbiamo ancora le lettere che intorno a ciò si scrisser Y un 1’altro (Poggii Op. p. 343, ec.). Antonio da Ro dell’Ordine dei Minori scrisse contro quel libro una lunga invettiva 7 che si conserva manoscritta nell’Ambrosiana (Sax. praef. ad Hist. typogr. mediol. p. 6), e un certo frate Mariano da Volterra certosino compose contro il medesimo un lungo poema, di cui avea copia a penna Apostolo Zeno. l)a’ pergami ancora si declamò contro questa opera, e S. Bernardino da Siena, e f Roberto da Lecce, se crediamo al Valla (Op. u. 3(4), in Milano, in Bologna, in Ferrara lo gittarono pubblicamente alle fiamme. Anzi egli aggiunge (ib. p. 543) che in Ferrara, mentre ivi era adunato in concilio, e in presenza del papa, e in Milano innanzi a un immenso popolo, il Panormita medesimo fu arso in effigie. Ma, come già abbiamo osservato, il Valla è testimonio troppo sospetto, e se dovessimo credere tutto ciò eli’ egli scrive contro del Panormita, non sarebbe mai stato al mondo l’uomo più scellerato; sì gravi sono i delitti ch’egli gli appone nelle sue Invettive contro del Fazio, e ciò perchè il Fazio era amico del Panormita. Cotali invettive son veramente libelli infami, che presso i saggi non debbono aver forza o autorità alcuna. E deesi osservare a qualche scusa del Panormita, ch’egli stesso ebbe poi pentimento e rossore di aver pubblicata quell’opera, come pruova il cardinale Querini , che ha data in luce parte di un epigramma, in cui esprime questi suoi