Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/441

TERZO I o83 munenti, io inclino a credere che un solo scrittore di questo nome si debba ammettere, e a lui attribuire le opere tutte che abbiamo sotto un tal nome, e tutte le cose che di un Leodrisio Crivelli si narrano a quell’età. Della sopraccennata contesa eli’ egli ebbe con Francesco Filelfo, nata dal difender che il primo fece il pontefice Pio II, dal Filelfo indegnamente oltraggiato, non giova il dire più a lungo, avendone già abbastanza parlato il Zeno e il Sassi. Quando e dove ei morisse, non ne trovo vestigio. LI. Più ampiamente prese a trattare lo stesso argomento Giovanni Simonetta fratello del celebre Cicco da noi altrove lodato. In trentun libri ei descrisse le imprese di quel gran principe dall’anno 1423 fino al 1466 che fu l’ultimo della vita del duca Francesco. Egli è storicoesatto e sicuro; perciocchè venuto al servigio di esso l’anno 1444 appena mai gli si era staccato dal fianco, e perciò narra cose delle quali comunemente era stato ei medesimo testimonio. Lo stile ancora ne è elegante ed ornato, e congiunto a un’eloquenza e ad una precisione a que’ tempi non ordinaria. Ei fu carissimo non men che Cicco suo fratello a quel duca , e gli servì nell’impiego di segretario con sì buon nome, che non v? ha fra gli storici di quell’età chi non ne dica gran lodi, e.fra essi dee annoverarsi il Filelfo, il qual certo non era l’uomo più facile a far elogi. Ei fu parimente accettissimo e a Galeazzo Maria figliuolo, e a Giangaleazzo Maria nipote di Francesco , e a quest’ultimo dedicò la sua Storia. Ma