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TERZO 1055 al duca Francesco Sforza, come pruova lo Zeno colf autorità di alcune lettere del Filelfo , che ne parla con lode, benchè poscia a lui ancora si dichiarasse nemico. Questi impieghi però non bastarono a sollevarlo dalla povertà in cui era nato; se pur non erano anzi effetto di una insaziabile sete i lamenti ch’ei faceane sovente* a Lodovico Foscarini, citati dal Zeno. Il veggiamo ancora onorato col titolo di poeta laureato, il qual onore però non sappiam quando o da chi fossegli conferito. Se ne hanno in fatti molle poesie latine in stampa, oltre più altre inedite, e avea egli in ciò, come raccoglie il medesimo Zeno da alcune lettere inedite del suddetto Foscarini, un’ammirabile facilità. I più saggi però di quel secolo stesso ne ebbero in poco pregio i versi, riputandogli incolti e privi di vera eleganza; talchè Paolo Cortese, fra gli altri, dall’applauso con cui essi furono accolti, inferisce (De Homin. doct p. 33) quanto pochi fossero allora i valorosi poeti. Raffaello Volterrano ancora ne parla con poca lode, dicendo (Comm. Urbana, l. 21) ch’egli era uomo senza studio e senza dottrina; che facendo scuola leggeva ogni anno e spiegava in lingua italiana le cose medesime; e che i versi ch’egli faceva, eran più lodevoli per la facilità che per l’eleganza; che nondimeno Federigo duca d’Urbino lo ebbe in pregio, e volle eli egli scrivesse le sue imprese. Assai migliore è lo stile ch’egli usa nelle sue Storie, benchè pure non vi si vegga un certo nitore che è proprio de’ migliori scrittori. Di altre opere da lui composte , ma inedite per la più parte, veggasi il sopraccitato Zeno. A quelle