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I0^a LIBnO siccome egli fece col sussidio di tutta quella erudizione che a’ suoi giorni era in essere; e però diede bando a molti racconti popolari, nè dubitò per fine di lasciare il Dandolo, ove s’.avvide stare buone ragioni contro l’autorità di esso; e ricavò la storia dei mezzani tempi non da scritture sospette , ma da’ fonti migliori che fossero allora a cognizione de’ dotti. XL. A questi storici veneziani possiamo aggiugnere ancora il poeta Porcellioj poichè comunque ei fosse famoso verseggatore, assai maggior lode nondimeno gli è dovuta per le sue storie , che pe’ suoi versi. Egli scrisse la guerra che il celebre generale Jacopo Piccinino condoltiere dell1 esercito veneto mosse al duca Francesco Sforza , e le vicende di essa negli anni 1452 e 1453. E questa Storia divisa in due parti è stata in diversi tempi data in luce dal Muratori (Script. rer. ital. vol. 20, p. 67 j voi. a5 , p. 1). Ei vi ha premesse le notizie dell1 autore, di cui pure ragiona Apostolo Zeno (Diss. voss. t. 1, p. 15). Ma più altre notizie mi è riuscito di ricavarne da un piccolo codice di Poesie inedite di questo poeta, che si conserva in Carpi presso il sig. avvocato Eustachio Cabassi, uomo fornito di molte pregevoli cognizioni , che mi ha gentilmente permesso di farne uso. E da esso conosciamo primieramente che Porcellio era della famiglia de’ Pancioni, * e sempre più si conferma ch’egli era di patria napoletano. Ecco l1 iscrizion sepolcrale da lui stesso compostasi, che tra que’ versi si legge: Qui cecini egregias laudes vatumque ducumque, Condor in hoc tumulo carmine perpetuo.