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I03a LIBRO purezza di siile che è propria de’ migliori scrittori , ma con maggior eleganza della più parte degli autori di quel tempo. Egli è tacciato però come scrittor troppo parziale pe’ suoi Fiorentini , e abbiam su ciò un leggero epigramma del Sannazzaro: Dum patriam laudat, damnat dum Poggius hostem, Nec malus e si civis, nec bonus historicus. Jacopo figliuol di Poggio le diede l’ultima mano , e vi premise la dedica a Federigo duca d’Urbino, e insieme recolla in lingua italiana. La qual traduzione fu in quel secolo e nel seguente data più volte alle stampe, rimanendo inedito fino all’anno 1715, come si è detto, l’originale latino. Di Jacopo, che fu ucciso l’anno 1478 come reo della congiura de’ Pazzi, di alcune opere da lui composte, e di altri figli di Poggio che co’ loro studj seguiron gli esempj del padre, veggansi le notizie raccolte dal Recanati e dal Zeno (Diss. voss. t. 2, p. 140, ec.), presso i quali scrittori più altre osservazioni si troveranno intorno alle opere di questo storico. Ei fu innoltre tra quelli che promosser lo studio della lingua greca col traslare in latino alcuni degli antichi scrittori. Di lui infatti abbiamo la traduzione de’ primi cinque libri della Storia di Diodoro Siculo, e della Vita di Ciro di Senofonte. Il Zeno ha difeso Poggio dalla taccia che il Vossio ed altri gli appongono, affermando che amendue queste versioni furon lavoro di Giovanni Frea inglese discepolo di Guarino, e che Poggio ingiustamente se ne usurpò f onore. Di queste due traduzioni