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SECONDO G’'] avviluppò e strinse così il povero Matteolo, che questi ne partì svergognato, e perduta ormai la stima di tutti, appena osava di comparire in pubblico. La lettera non ha data; ma ella dev’essere scritta fra ’l 1450, verso il qual tempo, come altrove vedremo, il Campano passò a Perugia, e ’l 1459, quando ei ne parti (a). Il Campano in questa lettera ci rappresenta Matteolo come uomo il cui solo merito era la franchezza e l’ardire; est cnim omnium, quos vidi, lingua, quarn impudenti, absolutissimus. Ma è qui ad avvertire che il Sulmonese, oltre l’essere natio dello stesso regno di Napoli, ond’era il Campano , avealo ancora mollo beneficato, come vedremo ragionando di questo secondo scrittore; e non è perciò a stupire che questi prendesse a sostenerne le parti, e screditarne il rivale. Ma è certo che diversamente parlano altri; e un bell* elogio ne abbiamo, per nominar questo solo, nella Cronaca di Armanno Schedel statogli già per tre anni scolaro in Padova , eh1 io riferirò colle parole medesime del(a) Gli Alti del Collegio degli Artisti di Padova esaminati dal sig. abate Dorighello dimostrano che Matteolo da Perugia fu laureato a’ 17 di dicembre del 1432, e che d’allora in poi egli stette costantemente in quella università fino agli 8 di ottobre del 14^8, trattine alcuni mesi del e t/^?, nc’ quali ne fu assente, e furon forse que’ mesi ne’ quali trovossi in Perugia. Non sappiamo se dopo il 1458 ei ne partisse; ma certo eravi nuovamente nel 1463 ^ in cui avendo egli con alcuni altri professori chiesto a’ rettori della università e ottenuto il suo congedo, perchè non pagavanli i pattuiti stipendj , la Repubblica si oppose alla sua partenza, e ri votò il congedo dai rettori accordato.