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TERZO f)55 perite, o sol conservansi manoscritte, si vegga il soprallodato Apostolo Zeno (a). Deesi però ad esse aggiugnere un trattato latino non mentovato da alcuno, in cui disputa se alla giurisprudenza, o all’arte militare si debba la preferenza, da lui finito a’ 21 di gennaio dell’anno 1460, e indirizzato con una sua lettera dedicatoria a Borso duca di Modena, di cui conservasi copia , ma mancante del principio , in questa biblioteca Estense. Lo stesso Zeno accenna ancora i diversi giudizj che delle storie di esso da diversi scrittori si son recati, alcuni de’ quali ne riprendon lo stile, che certo non è elegantissimo , altri ne tacciano i falli in cui è caduto; difetti non piccoli , è vero , ma che debbono attribuirsi in gran parte al tempo in cui egli scrisse. A me sembra che più saggiamente di tutti ne abbia giudicato Paolo Cortese, colle parole del quale io terminerò di parlare di questo valoroso antiquario e storico De Homin doctis. p. 31); Flavius Blondus sine Graecis litteris persequtus est /listo ria in diligenter sane ac probe, eamque distinxit et rerum varietate a copia valde prudenter. Admonere (n) Tra le operette di Biondo è quella De locutionc romana, nella quale egli, contro l’opinione di Leonardo Aretino , il quale sosteneva , come altri poi fecero mi secol seguente, che due sorti di lingua latina erano al tempo della Repubblica , una pe’ letterati , I altra pel volgo , sostiene che un solo era il linguaggio a tutti comune. Questa operetta è stata finora creduta inedita. I\la nelle Novelle letterarie fiorentine (.1780, 3o olt. p. f18q) se ne è indicata una antica ranssuna edizione, ma senza data, in cui essa è unita all opera dello stesso Riondo intitolala Roma instaurala.