Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/306

948 LIBRO negli antichi Annali di Forlì sua patria pubblicati dal Muratori (Script. rer. itaL vol 21 , p. 226); e così pure lo chiama Francesco Filelfo in più lettere a lui scritte, delle quali diremo fra poco. Che se ciò non ostante altri crede eh ri debba dissi Flavio Biondo, io non perciò vo’ movergli guerra. Così parimente io lascierò che ognun creda ch’ei fosse della nobil famiglia de’ Ravaldini, benchè io non vegga che se ne rechino monumenti abbastanza sicuri. Ei nacque non nel 1385, come afferma il cavalier Marchesi (Imitili. Foro Ih. p 204), ma nel 1388, poichè avea settantacincue anni di età quando’ morì nel 1463. Egli stesso afferma (Ital. illustr. ri’ g 7, p. 102, ed taur. 1527) che ebbe a suo maestro di grammatica, di rettorica e di poesia Giovanni Ballistario cremonese uomo dottissimo; ma non ci dice se questi tenesse scuola in Forlì, o altrove, o s’egli fosse mandato a Cremona per udire sì valoroso maestro. Essendo ancora in età giovanile, fu da’ suoi concittadini inviato a Milano per trattare di alcuni affari (ib. reg. 6, p. 89); Gabbiamo altrove veduto che in quella occasione ei fu il primo a far copia del libro di Cicerone de’ celebri Oratori (l. 1, c. 4, n. 5). Ciò dovette accadere, come sì è allora mostrato, tra’ ’l 1418 e ’l 1427. Di altre cose da Biondo circa quel tempo operate non abbiamo alcuna; certa notizia. Solo veggiamo clic fanno 1 /po egli era in procinto di andarsene alla corte di Roma; ma che essendo stato in quell’anno medesimo destinato alla pretura di Bergamo il celebre Francesco Barbaro, questi che avea grande