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SJXONDO tinuo la penna n uiaiio, andava notando quanto gli avveniva di leggere, che giovar potesse a’ suoi studj. Ei nondimeno ebbe a’ suoi tempi la fama di un de’ più dotti canonisti, e fu posto al pari del Cardinal di Sangiorgio, che fra tutti fu per avventura il più insigne. Infatti Bernardino Landriani, scrittore di questo secolo, in una sua lettera citata dall’Argelati (Bibl. Script, mediol. t. 2, pars 1, p. 2280), gli unisce insieme , dicendo che essi erano nella scienza de’ Canoni ciò che nell’arte della guerra erano stati i due Scipioni. E Giannantonio de’ Gradi (in Add.it. ad Jo. A ut. de S. Georg, in 1 Decr. pari, init.) racconta di aver udito da chi ne era stato testimonio di veduta, che quando il Sandeo venne innanzi al Sangiorgio per essere esaminato per la carica di auditor di Ruota, questi gli propose sessanta difficoltà, tratte dal testo e della chiosa ordinaria dell’uno e dell1 altro Diritto, chiedendogli similmente che le venisse sciogliendo con altri passi del testo e della chiosa, e che il Sandeo cominciò con somma facilità a sciogliere le prime trenta, rimanendone attoniti i circostanti e lo stesso Sangiorgio, il quale non volle el11 ci più oltre continuasse) perciocchè, disse, chi ha sciolte sì bene le prime, non può dubitarsi che non sia pronto a sciogliere ugualmente le ultime ancora. A questa sua instancabil fatica dee il Capitolo de’ canonici della metropolitana di Lucca la copiosa e pregevol raccolta de’ libri ch’egli avea per suo uso raccolti, e di cui morendo ad esso fè dono. Ed essa ci mostra in fatti quanto sollecito e diligente egli fosse*, perciocché