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SECONDO 845 A queste lodi però si oppongono da altri non pochi rimproveri. Vuolsi ch’ei fosse insofferente dell’altrui gloria, e che avesse perciò furiose contese con Filippo Decio e con Francesco Corti; col primo de’ quali ancora si dice che in vece di argomenti usasse talvolta di contender coi sassi; che si facesse bello delle altrui spoglie , e di quelle singolarmente di Girolamo Torti, di Alessandro da Imola, di Bartolommeo Soccini e di Carlo Ruini; che comunque fosse amantissimo dello studio fino a starsi di mezzogiorno a finestre chiuse in sua camera, ciò non ostante non poneva mai l’ultima mano alle sue lezioni, e ch’egli stesso diceva che solo in tempo del digiuno quaresimale poteva perfezionarle; che metteva ad altissimo prezzo i suoi consigli, promettendo però a’ clienti che, se avesser perduta la causa ^ avrebbe loro renduto il denaro. Se queste ed altri simili accuse sian fondate sul vero, o se siano calunnie a lui apposte da’ suoi rivali, chi può assicurarlo l Io rifletto solo che, se fosse vero ciò di che egli è accusato, cioè che si valesse degli scritti o dei libri di altri professori tuttor viventi, e che questi ne facessero la lor doglianza, non parmi possibile ch’ei potesse giugnere ad ottener sì gran nome, e ad essere riputato miglior di gran lunga di quei medesimi, delle cui fatiche giovavasi. Intorno alle opere da lui composte io non ho che aggiugnere al diligente catalogo che ce ne ha dato l’Argelati. Esse sono la maggior parte giuridiche, cioè Consulti e comenti su tutti i libri legali, ed altre di Tirauoschi, Poi. Fili. 13