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84 a I.IKRO complimentarlo; e a’ io di marzo del 14i4 recitò in lspruch l’orazione che si ha parimente stampala, e ne riportò in premio ii titolo di cavaliere e conte Palatino. Alla qual occasione io non so come dall’Argelati si tragga in iscena rimperador Federigo morto già l’anno precedente. Nell1 anno stesso creato duca di Milano Lodovico il Moro, Giasone a lui pure recitò un’orazione, e ne Fu ricompensato col titolo di patrizio, e coll’onorevole carica di senatore, come narra Paolo da Monte Pico di lui scolaro citato dal Panciroli. Quest’orazione però convien dire che sia perita, perchè non veggo che l’Argelati l’annoveri tra le opere di Giasone. Solo ei ne accenna una stampata, e da lui diretta nel 1495 a nome di Lodovico in risposta agli ambasciadori genovesi venuti a rendergli omaggio. Il Panciroli e quasi tutti gli altri scrittori raccontano che per oltre a nove anni ei dovette cessar dalla scuola per una molestia flussione che gli travagliava gli occhi, e ne recano in prova un Consiglio dello stesso Giasone da me non veduto. Ma il Facciolati afferma che a’ 19 di giugno dell’anno 1496 ei Fu richiamato a Padova collo stipendio di 1000 fiorini. e che vi stette finchè Lodovico XII re di Francia, divenuto signor di Milano, il volle di nuovo a Pavia. Del che s’egli ha trovato, come è probabile, autentico monumento negli Atti di quella università, non vi ha luogo a dubitarne. Ma non veggo come possa ciò consigliarsi col cessar dalla scuola, che dicesi aver lui Fatto per più di nove anni. Gli’ egli Fosse di nuovo professore in Pavia, quando Lodovico XII