Pagina:Tiraboschi - Storia della letteratura italiana, Tomo VI, parte 2, Classici italiani, 1824, VIII.djvu/158

800 LIBRO persona, trattene le troppo grandi gambe diseccate per malattia. Era egli innoltre nel sonno, nel cibo, nella bevanda parchissimoj e lontano da ogni ambizione, di altri ornamenti non si curava, che di anelli d’oro fregiati di diamanti. Travagliato da’ calcoli, e esortato perciò a cessar dalla fatica scolastica, rispondeva che ben volentieri avrebbe in quell’esercizio finita la vita. Morì finalmente con rara costanza tra le lacrime della moglie e de’ figli in età di anni, 32 de’ quali egli avea impiegati leggendo in quella università. Finisce poscia Giasone facendo nuovi encomj a Girolamo, di cui dice che, finchè la real città di Pavia sarà in piedi, finchè fiorirà quell’università, finchè saranno in onore le lettere e gli studj, non ne perirà mai la memoria. Questa orazione, come al fin di essa si aggiugne, fu recitata in Pavia nella chiesa dei Frati Minori a’13 d’agosto del 1484 j e deesi perciò correggere il Panciroli che fissa la morte del Torti all’anno 1479Giasone accenna i comentarj su varie parti del Diritto civile , e molti trattati eli’ egli avea scritti , e che correvano allora per le mani di tutti. Io non so però, che altro se n’abbia alle stampe, che i Comenti sull’Inforziato, e un Consulto sull’Interdetto lanciato da Sisto IV contro Firenze all’occasione della congiura de’ Pazzi, che va unito a’ Consigli di Antonio da Budrio. Il Panciroli nomina ancora un Jacopo Torti pavese (c. 109), cui dice maestro di Giasone del Maino, e morto in Pavia nel 1479 e sepolto nella chiesa de’ Frati Minori. E troviamo