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SECONDO 703 quali , come si è detto, deesi aggiugnere l’Orazione da lui recitata in nome (del duca Francesco Sforza al pontefice Paolo II. Lo stesso autore nomina alcune rime da lui composte: e abbiamo in fatti veduto eli’ egli è lodato dal Burzio come valoroso poeta. Il Panciroli per ultimo fa qui menzione di Benedetto fratel di Francesco, di cui noi pure direm tra gli storici; ma egli erra dicendolo fatto poi cardinale; perciocchè il cardinale fu pronipote di Francesco , e fiorì nel secol seguente.

XXI. Più brevemente ci spediremo da alcuni altri giureconsulti, de’ quali ragiona in seguito il Panciroli. E prima ei nomina alcuni (c. 104) della nobil famiglia padovana degli Alvarotti, e singolarmente Jacopo e Pietro fratelli, professori amendue di giurisprudenza, e autori di alcune opere legali, fra le quali è celebre quella de’ Feudi composta da Jacopo. Io rimetto chi brama di essi più copiose notizie , all’opera del co. Mazzucchelli (Scritt ital. t. 1, p. 548), che ne ragiona con molta esattezza. Solo debbo aggiugnere a ciò ch’ei narra di Pietro, che questi morì prima (di giungere a’ 50 anni per testimonio di Michele Savonarola (De Laudib. Patav. Script. rer. ital. vol 24, p. 1162), il quale dice che, s’egli avesse avuta più lunga vita, avrebbe uguagliata la fama di Accorso. Passa indi il Panciroli a parlare di Cristoforo Nicelli piacentino (c. 105), di cui egli dice che conservava presso di sè manoscritta la sposizione sulla seconda parte del Digesto nuovo. Egli afferma che Cristoforo per 13 anni lesse