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7QO LIBRO non tanto per formarne il catalogo, quanto per esaminare s’ei siane veramente l’autore , o qualche altro Francesco di Arezzo. Abbiamo dunque le Omelie di S. Giovanni Grisostomo sopra il Vangelo di S. Giovanni (à), e le Lettere attribuite a Falaride, e quelle attribuite a Diogene Cinico, tradotte in latino da Francesco d’Arezzo, e più volte stampate, e si hanno innoltre in alcuni codici a penna citati dal conte Mazzucchelli le traduzioni di un1 ol’azion di Luciano sopra la calunnia, e di una parte dell’Iliade d’Omero, e, secondo qualche catalogo, ancora dell’Odissea. Ma queste traduzioni si attribuiscono da alcuni non già all’Accolti, ma ad un altro Francesco d1 Arezzo figlio di Mariotto, e della famiglia de’ Griffolini. Il Panciroli si mostra favorevole a questa opinione, che poi è stata abbracciata da molti altri scrittori, e più recentemente dal P. Gabriello Maria Scarmagli benedettino nelle sue note alle lettere dell’abate Agliotti (t. 1 ,p. 190). Le lor ragioni riduconsi a queste tre singolarmente. L’Accolti, dicon essi dapprima , nelle sue opere legali non mostra di avere tintura alcuna di greco, ed usa di quello stil rozzo ed incolto di’ è proprio di tutti i giureconsulti di quell’età. Dunque non potè egli essere il (a) La versione delle Omelie di S. Gio. Grisostomo sul Vangelo di S. Giovanni attribuita a Francesco Aretino, e stampata in Roma Tanno 1370, è quella stessa di Rorgondio pisano altrove da noi rammentata t. 1, p. 311), e corretta poi e migliorata dal detto Francesco coll1 aiuto di qualche codice greco da lui veduto (V.’Audijredi Calai. Rom. Edìt. Sacc. xr, p.GS).